sabato 6 marzo 2010

Riflessioni di viaggio

In questo momento scrivo da un internet point di Malindi, gestito da un italiano. Il personale e' keniota.

La ventola sul soffitto non riduce l'effetto caldo delle macchine dei computer.

Alle pareti i cartelli sono scritti in italiano, il caffe espresso, c'e' scritto, costa 60 scellini che corrispondono indicativamente a 60 centesimi di euro. Un cesto pieno di mango e i modelli passe' dei computer ricordano dove siamo. Anche il caldo e l'umidita' dimostrano che qui e' tropico.

Ma in giro sono piu' numerose le scritte in italiano piuttosto che quelle in swaili. L'inglese predomina soprattutto fuori dalla citta'.

Le tracce italiane sono anche nelle bandiere tricolore sulle magliette delle guide, nelle grandi ville sul mare che riducono l'accesso a luoghi meravigliosi. Gli abitanti di Malindi si sono attrezzati e comprendono bene l'italiano e spesso lo parlano.

Anche a Muyeye ci sono tracce made in Italy. Tutti gli edifici della scuola riportano il nome di qualche benefattore, da Roma, da Bologna, da Siena... anche sui banchi compare una scritta con il pennarello nero. Nome, Cognome e citta' -italiana- di chi ha contribuito ad acquistarlo.

Il signore della security del resort due giorni fa mi ha detto che c'e' effettivamente bisogno di un aiuto e che apprezza quello che stiamo facendo. Ha poi aggiuto che sarebbe bello se continuassimo a costruire scuole e garantissimo la possibilita' di frequentarle. Suggerisce anche che si aprano orfanotrofi. Quando dico che potrebbe essere anche compito del governo occuparsi dei servizi la conversazione torna agli argomenti precedenti, di come facciamo bene a venire qui a fare le cose.

L'altro giorno siamo andati all'atollo, quel luogo e' chiamato 'sardegna 2' ; ma esistono anche 'milano 2' e 'bologna 2' che sono aree del villaggio di Muyeye.

La percezione dei kenioti e' che gli italiani siano gente ricca, e se rapportiamo lo stile di vita nostra a quello di alcune parti della popolazione di questa zona probabilmente troviamo che ci sono ragioni fondate perche' loro ci vedano cosi'.

L'atteggiamento spesso da parte degli abitanti e' quello della richiesta: di t shirt' di biro, di scellini in genere. Confrontarsi con richieste che sono continue non e' facile e soprattutto non e' stato facile durante i primi giorni qui. La prima visita a Muyeye ci ha trovati assolutamente impreparati. Le volte successive qualcuno di noi ha deciso di non andare piu' al villaggio.

Del resto il perfetto saluto in italiano che sentiamo ovunque e la richiesta ricorrente di 'caramella' svela il passaggio di tanti prima di noi che sono arrivati 'armati' di sacchi di dolci e cartoni di biro.

Tutto questo aiuta a riflettere sul ruolo che possiamo avere qui...

Erika

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